Provocato indirettamente da una lettrice di Excelsior, nel 1987 Carlo Coccioli affronta di nuovo, a viso aperto, il “tema scabroso” dell’omosessualità. Riesaminandone in un lungo articolo gli aspetti vecchi e nuovi, dalle aperture della società occidentale contemporanea quelle del teologo Hans Kung, dalle posizioni retrive di papa Woityla, alle sorprendenti resistenze degli Alcolisti Anonimi e ai comportamenti estremi di certe frange del mondo LGBT.
Oggi il tema scabroso è dunque l’omosessualità: condizione umana che una volta si demonizzava per accendere falò- la chiesa seduta in prima fila- e che la scienza moderna “non” considera una malattia; col che si esclude che un omosessuale debba e possa e voglia curarsi. Nessuno chiede a un nero che si “curi” per diventare bianco. È un mistero: qualcuno l’ha definito “epicheia” o variazione dell’amore di Dio. Al massimo si può rimproverare a un omosessuale di essere un pessimo omosessuale: un omosessuale aggressivo, sgraziato, antipatico, complessato, effeminato, e, in casi estremi, mi si passi la parola, un frocio e nient’altro. L’effeminato non va per forza insieme all’omosessuale : non risulta che agirono da femminucce Alessandro il macedone e l’imperatore Adriano. Né l’atteggiamento da “ checca” va necessariamente sotto braccio con l’omosessualità: abbondano gli eterosessuali con i coglioni o le galline al cui confronto i travestiti di Insurgentes sembrano dei Pancho Villa.
Si noti, tuttavia, che molte delle manifestazioni più sgradevoli di nevrosi che caratterizzano alcuni omosessuali, e in casi estremi li trasformano in “pazze”, non sono altro che il prodotto della persecuzione con cui la società occidentale, così benevolmente cristiana !, si è accanita per duemila anni contro i “diversi”.
Così ora mi sento in dovere di misurarmi con l’omosessualità, di nuovo!, Proprio perché in questo giornale è stato pubblicata Domenica 19 la lettera di una lettrice che non può essere trascurata. S’intitola “Così viene sprecato il denaro dell’università?” e la firma Dona Margarita Gomez …
In un tono che non si udiva dall’ultimo rogo di omosessuali in qualche Medioevo, se possiamo prescindere dalla classificazione di “pervertiti” al tempo di Hitler, la buona signora si scaglia contro l’università per aver organizzato, orrore!, una “settimana della cultura gay” al Museo del Chopo ! La signora che voleva essere universitaria e, tragico destino, non ci è riuscita, si strappa i capelli con queste aspre grida: «Che cosa attende il il nostro infinitamente tollerante paese se la massima istituzione che ci deve riempire di orgoglio si abbassa così? Così si spreca il denaro dell’università, che è il denaro dall’università, che è il denaro destinato a tutto il popolo? ”
Sì, signora, “tutto” il popolo: anche per gli e omosessuali …
“E ‘una vergogna- dichiara ancora la lettrice – che un’istituzione come questa arrivi a una cosa così penosa.” La lettrice non propone un campo di concentramento per omosessuali come li avevano Hitler e Castro Ruz – questo elegante socialista, li chiamava “fattorie di lavoro” – ma sembra auspicare che il fuoco del cielo cada sulla nuova Sodoma Messicana. La signora fa tenerezza per quanto è ingenua. Se non ha cervello, né conoscenze scientifiche, né carità, almeno Madre Natura avrebbe potuto darle gli occhi. Un piccolo sguardo intorno a sé la renderebbe, forse, più obiettiva e discreta. Nessuna famiglia decente scuote il suo albero genealogico senza che almeno cada a al suolo inorridito, un sodomita.
Parlando seriamente, noi viviamo nel 1987 e non nel 1387. In questo anno 1987 ogni essere umano, anche se è omosessuale, ha diritto al rispetto che questa fiera signora gli nega. Se io fossi le autorità universitarie, obietterei alla signora Gomez che anche gli omosessuali presentano le dichiarazioni dei redditi.
La settimana di “Cultura Gay” del Chopo non l’ho vista e neanche mi era arrivata la notizia che lì la festeggiavano. Deve essere stato molto interessante: tra i froci gli espositori non possono aver mancato Socrate, Platone, Leonardo da Vinci, Shakespeare e Michelangelo. Quanto agli omosessuali messicani illustri di questo secolo, penso che non dovrebbe essere difficile presentare alla signora Gómez la lista, e molto aggiornata …
Di fronte al mondo contemporaneo con la sua fluidità sconcertante, il mio coraggioso Fabrizio Lupo, che irritò e appassionò l’Europa negli anni Cinquanta, è attualmente, penso, patetica archeologia. Ma in questo libro si parla di amore e mi si assicura che l’amore è eterno. Oggi in tutto il mondo occidentale, e mi dicono anche nel Terzo Mondo, ci sono movimenti e partiti politici che rivendicano i diritti e la dignità degli omosessuali. Nell’avanzata Italia una cittadina che si esprimesse come la signora Gomez non la eleggerebbero neanche come vicesegretaria di un condominio. Possa questo nuovo clima di dovuto rispetto, diminuire, fino a farlo sparire, il così poco gradevole genere di “pazza”, la “cage aux folles” è bella solo quando la vedi al cinema.
Ovviamente c’è l’Aids, che somiglia al castigo di un Dio inventato dalla signora Gomez. Ma sappiamo che l’orrenda, malattia che in un primo momento fu attribuita a loro, non è affatto un monopolio di omosessuali. Uomo certamente molto santo, ma non molto benevolo o molto progressista, diciamo, il Papa regnante ebbe la bella idea, verso la fine dello scorso anno, di emanare un documento antiomosessuale quasi incredibile che, se si potesse leggere, e magari sì, farebbe arrossire di orrore nostro Signore Gesù Cristo, che pranzava con le prostitute e i pubblicani perché era un figlio di Dio, lui, e non un rampollo di demoni. Lo scandalo suscitato dal documento pontificio, promosso da un cardinale tedesco di indole un po’ nazista, fu così grande in tutto l’Occidente, e in particolare in Europa e negli Stati Uniti, che non ci furono nemmeno proteste: solo gemiti di dolore e qualche tentativo di suicidio. L’anatema papale deve aver fatto esultare tutte le signore Gomez che restano ancora. Io ridurrò il loro godimento raccontando quanto segue.
Ho tra le mani la lettera del 17 febbraio di quest’anno; mi arrivò in una busta aerea con francobolli svizzeri. In essa l’autore del bellissimo libro Essere cristiano, forse il più eminente dei teologi cattolici del nostro tempo, e che fu consigliere ufficiale del Concilio Vaticano II, dove lo nominò Giovanni XXVIII di benedetta memoria – parlo del Professor Hans Kung – mi scrive a me Carlo Coccioli, che traduco con assoluta onestà in spagnolo:
“Mi sono pronunciato più volte contro qualsiasi condanna generale degli omosessuali da parte del papa attuale. Ma dal momento che io non sono un esperto in teologia morale non ho mai studiato a fondo il problema. So che è molto difficile conviverci, e che la tendenza stessa non è in alcun modo peccato. In termini di azioni concrete, tanto gli omosessuali come gli eterosessuali si tratta di una questione di responsabilità individuale “.
Se lei è cristiana, signora Gomez, cosa di cui ci sarebbe da meravigliarsi data l’assenza di carità espressa nella sua lettera, immagino che con la dichiarazione precedente del più grande teologo del nostro tempo si sentirà pienamente soddisfatta.
Per le sue tendenze machiste, che secondo grandi studiosi, come Samuel Ramos, rivelano d’altra parte una virilità vacillante, forse perplessa?, la nostra società è un po’- non tanto – riluttante ad accettare questi nuovi modi di “vedere l’omosessuale”. Non dobbiamo per questo giudicarla severamente. Dobbiamo dar tempo al tempo e ha anche, sia detto senza offesa, sperare che alcune frange di omosessuali, perché la fortuna ogni giorno più rare, smettano di reagire al ripudio tradizionale trasformandosi in tristi caricature.
Fino a poco fa, molto poco, la caccia notturna agli omosessuali era in questa capitale uno degli sport preferiti di non so quali gruppi di poliziotti in vista di piaceri sadici (con violazioni negli angoli bui) e l’immancabile morso finale. Ora mi si dice che tali pratiche non si usano più, un po’ perché ogni giorno sono più rare le vittime disponibili, e un po’, Dio sia lodato, per l’azione civilizzatrice di questo governo. Tanto più che il mondo guarda e giudica. E l’umanità tiene gli occhi ben aperti: l’ultimo cieco è morto con il povero Borges.
Ma, paradossalmente, restano ancora in piedi resistenze insensate in ambienti che per loro natura dovrebbero essere un esempio di comprensione e tolleranza. Si veda il caso significativo del cosiddetto “Gruppo di Novo 122”, una delle migliaia di gruppi di Alcolisti Anonimi che fortunatamente lavorano e prosperano in Messico. ..
E qui io do i più sentiti ringraziamenti, tuttavia, a ogni simpatica Gomez senza le cui smanie io non avrei trasmesso il messaggio che avete appena letto. Una società è viva nella misura in cui muore e non tace di fronte ai pregiudizi e alle ingiustizie.
(brani tratti e tradotti dall’articolo apparso sulla rivista Excelsior il 1 agosto 1987.)
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